IL DITO A SCATTO

Il dito gonfio e dolente

Il dito che si blocca durante i movimenti della mano e poi si muove di scatto

E non riuscire a muovere la mano come vorresti

sono alcuni dei segni più frequenti che ci fanno pensare che potresti soffrire di una patologia nota come Dito a scatto!

Ma non preoccuparti, sono un fisioterapista specializzato nel trattamento di mano e polso e, se continuerai a leggere ti spiegherò cosa devi fare per evitare l’intervento chirurgico.

CENNI DI ANATOMIA

Per farti capire meglio in cosa consiste il dito a scatto, ti darò alcune brevi nozioni di anatomia.

Le dita lunghe della mano, sono formate a livello osseo ciascuna da:

  • 1 metacarpo
  • 3 falangi (prossimale, media, distale)

Per ogni dito poi c’è un importante sistema che permette lo scorrimento e la protezione dei tendini, questo sistema è formato dalle pulegge.

Per ogni dito ci sono:

  • 5 pulegge ANULARI:

A1: si inserisce a livello dell’articolazione metacarpo-falangea

A2: si inserisce a livello della falange prossimale

A3: si inserisce a livello dall’articolazione interfalangea prossimale

A4: si inserisce a livello della falange media

A5: si inserisce a livello dell’articolazione interfalangea distale

  • 4 pulegge CRUCIFORMI (situate tra le pulegge anulari):

C1: tra A1 e A2

C2: tra A2 e A3

C3: tra A3 e A4

C4: tra A4 e A5

Il sistema di pulegge è inoltre molto importante perché crea un vantaggio meccanico.

Durante la contrazione dei muscoli dell’avambraccio tengono i tendini adesi all’osso e così facendo riescono a far esprimere alla mano il massimo della forza.

Per intenderci puoi immaginarli come gli anelli in cui passa il filo da pesca!

Per il pollice la situazione cambia leggermente, data la sua particolare conformazione. Il pollice è composto a livello osseo da:

  • 1 metacarpo
  • 2 falangi (prossimale, distale)

Di conseguenza cambia anche la struttura del sistema delle pulegge, formato da:

  • 2 pulegge ANULARI:

A1: si inserisce a livello dell’articolazione metacarpo-falangea

A2: si inserisce a livello dell’articolazione interfalangea prossimale

  • 1 puleggia OBLIQUA: tra A1 e A2

 

CHE COSA È IL DITO A SCATTO?

È una tenosinovite stenosante dei flessori delle dita, cioè un’infiammazione della guaina sinoviale che circonda il tendine. Questo crea un aumento del volume del tendine flessore, su base infiammatoria-fibrotica, localizzato nel punto di massimo attrito a livello della puleggia.

Solitamente la puleggia più colpita è quella che si trova a livello della metacarpo-falangea, cioè A1.

La patologia può colpire anche le pulegge A3 e A5, mentre A2 e A4 sono più solide e spesse, perciò difficilmente colpite, ma data la loro importanza vanno assolutamente conservate, quindi in caso di lesione va ricostruita chirurgicamente.

Il Dito a scatto è una delle patologie più comuni della mano, infatti ne soffre circa il 2% della popolazione con una predilezione per il sesso femminile nella V-VI decade di vita.

Il dito frequentemente più colpito è il IV della mano dominante, anche se spesso si possono verificare quadri in cui sono colpite più dita della stessa mano, oppure esserci un coinvolgimento bilaterale.

FATTORI DI RISCHIO

Ecco alcuni fattori che possono predisporre allo sviluppo della patologia:

  • Microtraumatismi ripetuti nel tempo
  • Storia pregressa di traumi (contusioni, schiacciamenti, distorsioni in iperestensione)
  • Diabete mellito
  • Artrite reumatoide
  • Amiloidasi
  • Malattie infiammatorie croniche
  • Terapie ormonali post-oncologiche

CAUSE

La causa che porta allo sviluppo del dito a scatto è incerta e sicuramente causata dall’insieme di una moltitudine di fattori.

Questa infiammazione della guaina sinoviale provoca un intrappolamento di alcune fibre del tendine flessore delle dita a livello della puleggia, il raggruppamento di queste fibre causa un nodulo palpabile che, date le dimensioni non riesce ad oltrepassarla.

Un’altra ipotesi è che la patologia non sia dovuta al tendine, ma alla puleggia stessa, dovuto ad una metaplasia fibrocartilaginea generata da un processo infiammatorio. Questa infiammazione causa un aumento del quantitativo di condrociti sia a livello della puleggia che del tendine, rendendo così difficile lo scorrimento.

Infatti analisi istologiche denotano come ci siano differenze strutturali tra una puleggia normale ed una affetta da dito a scatto; quest’ultima risulta essere più simile a strutture come disco intervertebrale e menisco.

CLASSIFICAZIONE E SINTOMI

I sintomi caratteristici del dito a scatto differenziano in che stadio della malattia ci troviamo:

 -STADIO I (prescatto): caratterizzato da:

  • Movimenti irregolari
  • Gonfiore
  • “Click” leggero durante il movimento del dito, ma senza dolore

 

-STADIO II (scatto): caratterizzato da:

  • Scatto del dito durante il movimento, associato a dolore e un rumore sordo
  • Nodulo presente a livello della metacarpo-falangea (se colpita A1)
  • Dolore alla palpazione
  • Gonfiore
  • Rigidità mattutina ma che migliora durante la giornata

 

-STADIO III (passivo): caratterizzato da:

  • Peggioramento della sintomatologia
  • Iniziale perdita progressiva della mobilità articolare (ma ancora correggibile passivamente)

-STADIO IV (contrattura): caratterizzato da:

  • Perdita completa della mobilità articolare, non più correggibile (blocco in flessione)

DIAGNOSI

La diagnosi di Dito a scatto è principalmente clinica, perciò sfatiamo il mito che la risonanza vede tutto, perché NON è così!

Un vero professionista tramite osservazione, anamnesi e test manuali ortopedici sarà in grado di fare una diagnosi.

Se ti rivedi nella sintomatologia che ho descritto, prova ad eseguire da casa questo semplice test:

  • Test di flesso-estensione: l’esecuzione di questo test consiste nell’aprire e chiudere la mano per 10 volte. Il test è positivo qualora sentissi un rumore e uno scatto durante il movimento del dito.

Questa patologia è spesso associata anche alla sindrome del tunnel carpale e alla sindrome di De Quervainhttps://www.creomed.it/sindrome-di-de-quervain-cause-e-rimedi/

Per quanto riguarda patologie simili, che possono confondere sulla diagnosi abbiamo principalmente il Morbo di Dupuytren https://www.creomed.it/morbo-di-depuytren/

Questa malattia è caratterizzata dalla formazione di un nodulo fibroso, solitamente alla base di IV e V dito.

Solo un professionista specializzato può garantirti una corretta diagnosi, evitando costi di esami strumentali non necessari e pianificando un trattamento personalizzato ed efficace al fine di migliorare e eliminare la patologia.

L’ INTERVENTO CHIRURGICO: QUANDO È DAVVERO NECESSARIO?

L’intervento chirurgico del dito a scatto si effettua SOLO in casi gravi (stadio IV) o in quei casi in cui è fallito il trattamento conservativo.

L’intervento consiste in una trocleotomia, ovvero un’incisione della puleggia, in modo da ridurre la pressione interna e favorire lo scorrimento del tendine evitando cosi il blocco.

Questo intervento può eseguito:

  • A cielo aperto (il più effettuato)
  • In endoscopia
  • Via percutanea ad ago

Inoltre può essere associato ad un debridement, cioè la rimozione del tessuto che in questo caso è il nodulo.

Le ricerche scientifiche sull’intervento [https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6491286/] a cielo aperto evidenziano però alcuni rischi e complicazioni:

  • Dolore post-operatorio a 1 settimana dall’intervento (68%)
  • Recidive (7%)
  • Infezioni
  • Patologie cicatriziali
  • Lesioni vascolari e nervose
  • Necrosi

La chirurgia in questi casi è consigliata solo come “ULTIMA SPIAGGIA”.

Questo perché nei casi più lievi bastano poche sedute ed alcuni esercizi da fare a casa per far regredire la patologia. Inoltre le evidenze scientifiche ci dicono che il trattamento fisioterapico conservativo è efficace nel 50-94% dei casi!!

Perciò capisci l’importanza di affidarsi ad un professionista specializzato! ti darà la possibilità di guarire senza ricorrere al bisturi.

ALCUNI CONSIGLI UTILI

Se vuoi ridurre la sintomatologia devi iniziare CAMBIANDO ABITUDINI:

COSA NON FARE:

  • Sollevare pesi
  • Chiusura a pugno completa prolungata e/o ripetuta
  • Pressioni sul palmo (es. portare la spesa)
  • Prese fini (utilizzando solo le dita) ripetute e forzate

COSA FARE:

  • Imbottire/allargare le prese
  • Utilizzare strumenti leggeri ed ergonomici
  • Organizzare le attività: distribuire il carico su entrambe le mani, meglio spingere che sollevare
  • Aumentare i bracci di leva

Ecco inoltre una sequenza di esercizi che puoi fare a casa per ridurre il dolore, va eseguita più volte al giorno.

IL NOSTRO METODO 

https://www.creomed.it/riabilitazione-mano/

Per trattare efficacemente le patologie di mano e polso, abbiamo ideato un programma riabilitativo altamente specializzato basato sulle più recenti evidenze scientifiche [https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29290504], il metodo MANO360.

Il nostro metodo inizia con un’accurata valutazione fisioterapica, composta da un breve colloquio ed alcuni test che ti somministreremo cosi da farci un’idea sulla tua patologia e di come iniziare il piano di trattamento. Nel caso fossero necessari ulteriori chiarimenti sul tuo caso, potrai consultare il nostro chirurgo-ortopedico specializzato nelle patologie della mano ed insieme potremmo suggerirti l’eventuale esame diagnosticato più adatto a te.

Dopo la valutazione, inizia il trattamento vero e proprio, che consiste in:

  • Terapia manuale: utilizzeremo tecniche di terapie manuale che andranno a trattare polso e mano con focus sul dito. Saranno tecniche che modificheremo in base al grado della tua patologia e alla tua tolleranza del dolore, ma sempre sotto la soglia di quest’ultimo.
  • Terapia strumentale: utilizzeremo macchinari come l’ultrasuonoterapia per ridurre l’infiammazione nelle prime fasi della nostra terapia.
  • Splinting: le più recenti evidenze scientifiche sostengono che l’utilizzo di splint in termoplastica migliora la sintomatologia ed accelera il processo di recupero. Questi splint sono tutori ultramoderni, fatti su misura da noi direttamente sulla tua mano, così da avere la massima personalizzazione possibile.
  • Applicazione di kinesiotaping
  • Trattamento della cicatrice: se iniziamo il trattamento dopo l’operazione è importantissimo lavorare fin da subito la cicatrice, cosi da impedire la formazione di cheloide e restituire la massima mobilità al dito.
  • Esercizio terapeutico: esercizi mirati al recupero della mobilità articolare, destrezza, propriocezione e successivamente forza di polso e mano.
  • Lavoro a casa: è una parte FONDAMENTALE per la riuscita del piano terapeutico. Già dalle prime fasi ti proporremo esercizi facilmente ripetibili che dovrai eseguire più volte al giorno, cosi da migliorare la tua condizione ed aiutarci nel tuo processo di guarigione.

CONCLUSIONE

Affidarti ad un professionista specializzato ti permetterà di risparmiare tempo e soldi in esami strumentali non necessari ed iniziare un efficace trattamento che ti permetterà di evitare cosi l’intervento.

Articolo scritto da:

Dr. Simone Esposito Amendola

Fisioterapista

Specialista nella riabilitazione della mano

Coideatore del percorso MANO360

Collaboratore presso il centro CREOMED