MORBO DI DUPUYTREN: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE

depuytren

Senti un nodulo sul palmo della mano?

Ti accorgi di non riuscire più a muovere la mano come vorresti?

Vorresti risolvere senza operarti?

Se hai risposto si a queste domande potresti soffrire della malattia di Dupuytren, prenditi 5 minuti e ti spiegherò di cosa si tratta e cosa puoi fare per migliorare la tua condizione. Sono un fisioterapista specializzato nel trattamento delle patologie di mano e polso e sono qui per aiutarti.

CHE COS’È LA MALATTIA DI DUPUYTREN?

La malattia di Dupuytren è caratterizzata da un eccesso di produzione e deposito di collagene. Questo collagene va a formare un ispessimento della fascia palmare superficiale (tessuto presente tra la cute e i tendini flessori) che può risultare come un vero e proprio nodulo sottocutaneo.

L’ispessimento con il passare del tempo, può dare origine ad una “corda” tesa dal palmo della mano fino alle dita, influenzando cosi la mobilità della mano e la forza della presa.

Le dita comunemente colpite da questa retrazione sono IV e V (a volte anche il III).

morbo di depuytren

Il Dupuytren è una delle più frequenti patologie della mano, ha un’incidenza che nel Nord Europa arriva fino al 40% della popolazione, con una predilezione per il sesso maschile (con un rapporto di 8:1).

Malgrado sia un disturbo benigno, la patologia va trattata perché può causare alta morbilità e limitare le attività di vita quotidiane!

QUALI SONO LE CAUSE DEL MORBO DI DEPUYTREN

CAUSE

La patologia insorge senza una causa apparente, ma sono diversi i fattori di rischio che possono predisporre allo sviluppo della malattia:

  • Sesso (colpisce maggiormente il sesso maschile)
  • Età (colpisce maggiormente in età compresa tra 50-75 anni)
  • Microtraumatismi ripetuti nel tempo
  • Fattori genetici (la malattia sembra avere carattere ereditario)
  • Diabete mellito
  • Abuso di alcool
  • Fumo
  • Utilizzo di strumenti vibranti

SEGNI E SINTOMI

La malattia insorge in maniera molto lenta e subdola. Il quadro clinico è caratterizzato da:

  • Presenza di nodulo/i sottocutaneo (solitamente alla base di IV e V dito)
  • Fastidio localizzato sul palmo della mano
  • Bisogno ossessivo di massaggio
  • Comparsa di cordoni nella stessa sede
  • Progressivo atteggiamento in flessione delle dita
  • Limitazione funzionale (si inizia a perdere la mobilità della mano, in particolare nell’apertura)

CLASSIFICAZIONE

La classificazione di Tubiana-Minchon permette di definire la gravità della malattia di Dupuytren utilizzando le deformità delle dita. La gravità della patologia viene infatti calcolata misurando le somme degli angoli di flessione delle dita, e viene divisa in:

  1. FASE N: presenza di nodulo/i senza retrazione
  2. FASE I: angolatura di 1°-45°
  3. FASE II: angolatura di 46°-90°
  4. FASE III: angolatura di 91°-135°
  5. FASE IV: angolatura maggiore di 135°

TUBIANA'S STAGING OF DEPUYTREN'S CONTRACTURE

La classificazione inoltre è utile come indicatore chirurgico.

DIAGNOSI MALATTIA DI DEPUYTREN

Dato che il dolore NON è il sintomo principale, solitamente i pazienti iniziano a prendere seriamente in considerazione l’idea di effettuare una terapia solo quando iniziano a vedere le dita piegate.

Ovviamente sarebbe più facile intervenire nelle fasi iniziali, ma non saresti il primo ad arrivare dopo anni, dopotutto l’esordio è subdolo proprio per questo.

Se vuoi avere un’ulteriore conferma della patologia, prova ad eseguire ora questo semplice test:

TABLE TOP TEST: il test consiste nel posizionare il palmo della mano su una superficie piana (come un tavolo). Il test è positivo se ti accorgi che non riesci ad appoggiare completamente la mano e una parte resta sollevata.

table top test

La patologia è caratterizzata, come ti ho detto, da noduli alla mano e dita flesse, ma questi possono NON essere necessariamente causati dal Dupuytren. Questi sintomi infatti possono essere causati anche da:

  • Dito a scatto [link DITO A SCATTO]
  • Tenosinovite di De Quervain [link DE QUERVAIN]
  • Tendinite palmare
  • Camptodattilia

Prima di procedere con una determinata terapia, è fondamentale affidarsi ad un professionista in grado di escludere le altre malattie, cosi da iniziare immediatamente il trattamento più adeguato a te.

IN COSA CONSISTE E QUALI SONO I RISCHI DELL’INTERVENTO?

La presenza del solo nodulo non ha indicazione chirurgica, si arriva all’intervento SOLO quando il paziente lo richiede a causa della disabilitante limitazione funzionale.

Basandoci sulla classificazione di Tubiana-Minchon, la patologia diventa invalidante quando si superano i 30° di flessione a livello dell’articolazione matacarpo-falangea o i 15° di flessione a livello dell’articolazione interfalangea prossimale.

Esistono diverse tecniche attuabili dal chirurgo ma, secondo gli ultimi studi, nessuna migliore delle altre. Tra le varie tecniche, abbiamo le mini-invasive come:

  1. Iniezione di collagenasi: sicuramente più veloce dell’intervento e non richiede neanche l’anestesia, ma ha un alto tasso di complicazioni:

– lividi, emorragie e dolore nella sede di iniezione

– prurito, gonfiore ed eritema

– lacerazioni cutanee

– ingrandimento linfonodi

  1. Fasciotomia ad ago: consiste nella divisione del cordone utilizzando un ago ipodermico. Il principale vantaggio è che la procedura richiede una bassa invasività, ma ha riportato diversi problemi:

recidive fino al 75% (in pazienti operati a 5 anni di distanza)

– lesioni tendinee e neurovascolari

Quando queste tecniche non sono applicabili si effettua la chirurgia a cielo aperto, la tecnica più popolare è la fasciotomia con cui si va a rimuovere la fascia palmare retratta.

L’intervento però ha delle possibili complicanze:

  • Recidive fino al 20% (in pazienti operati a 5 anni di distanza)
  • Lesioni neurovascolari (minori rispetto alla fasciotomia ad ago, ma comunque non trascurabili)

Capisci che c’è il rischio concreto che da qui a 5 anni potresti ritrovarti nella stessa situazione!!

Per questo ti dico che un trattamento fisioterapico conservativo effettuato in maniera precoce potrebbe aiutarti.

IL NOSTRO METODO

Proprio per trattare questa tipologia di malattia, abbiamo studiato un percorso multidisciplinare altamente specializzato, il metodo MANO360.

Per approfondire il nostro metodo ti consiglio di leggere l’articolo “MANO360” [MANO360].

Il nostro percorso inizia con una valutazione fisioterapica composta da un breve colloquio ed un esame fisico in cui ti sottoporremo ad alcuni test manuali. Dopo aver stabilito una diagnosi potremo ideare un piano terapeutico adatto a te, qualora invece fossero necessari ulteriori chiarimenti sul tuo caso, potremmo farti consultare il nostro chirurgo ortopedico specializzato nelle patologie della mano.

Dopo la valutazione inizia il trattamento vero e proprio che consiste in:

  • Terapia manuale: tecniche di mobilizzazione manuali mirate a polso e mano, con un focus particolare sulle dita rigide dove andremo a lavorare per restituire mobilità alle articolazioni.
  • Terapia strumentale: nelle prime fasi del trattamento potremo utilizzare terapie fisiche mirate a ridurre l’infiammazione, come l’ultrasuonoterapia o le onde d’urto.
  • Splinting: se necessari creeremo per te degli splint in termoplastica. Gli splint sono tutori ultramoderni fatti dal fisioterapista sulla tua mano su misura per te, cosi da avere il massimo della personalizzazione. Il loro obiettivo è aiutare nel recupero della mobilità e potenziare l’effetto del trattamento.
  • Esercizio terapeutico: esercizi ideati da noi e adattati in base alla tua patologia e alle tue capacità, mirati al recupero della mobilità e della forza nelle prese.
  • Lavoro a casa: fondamentale per la riuscita del piano terapeutico. Dovrai eseguire, già dalle prime sedute, degli esercizi che ti consentiranno di mantenere i progressi ottenuti e contribuire tu stesso al tuo recupero.

Nel caso il nostro trattamento inizi dopo l’intervento, ci concentreremo inoltre su:

  • Trattamento dell’edema: tramite l’utilizzo di tecniche manuali di drenaggio, terapie fisiche e bendaggio.
  • Trattamento della cicatrice: tramite tecniche di massaggio, scollamento cicatriziale, utilizzo di kinesiotaping e cupping, per evitare l’instaurarsi di una nuova retrazione.

CONSIGLI

  • NON aspettare che si aggravi
  • NON affidarti solo alle terapie strumentali
  • NON credere alle favole degli integratori o a farmaci miracolosi
  • SCEGLI di affidare la tua mano a degli specialisti ed evita l’intervento

La diagnosi precoce è fondamentale per iniziare un trattamento mirato in grado di evitare il peggioramento della sintomatologia.

L’intervento chirurgico, avendo un alto tasso di recidiva, dovrebbe essere preso in considerazione solo dopo il fallimento del trattamento conservativo o nei casi di grave compromissione funzionale.

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Articolo scritto da:

Dr. Simone Esposito Amendola

Fisioterapista

Specialista nella riabilitazione della mano

Coideatore del percorso MANO360

Collaboratore presso il centro CREOMED