LESIONE BOUTONNIERÈ: cos’è, come riconoscerla e curarla

  • Un dito della mano ti è rimasto indolenzito e piegato dopo un trauma?
  • Non riesco più a stendere il dito?

Attenzione! se le tue risposte sono affermative , potresti avere una Lesione Boutonnierè.

In questo articolo ti spiegherò di cosa si tratta, come ti è successo e cosa puoi fare per risolvere il problema.

Sono un fisioterapista specializzato nel trattamento dei disturbi muscolo scheletrici di polso e mano e sono qui per aiutarti.

Per farti capire meglio, farò una breve premessa anatomica.

 

CENNI ANATOMICI

In questo paragrafo ti parlerò rapidamente dei tendini della mano, in particolare i tendini estensori, della loro anatomia e funzione.

La mano è una struttura molto complessa, sia a livello anatomico che biomeccanico, per renderla più facile diciamo che ci sono dei muscoli che chiudono la mano (flessori delle dita) e dei muscoli che aprono la mano (estensori delle dita).

Il compartimento estensore è più complesso di così, è formato da diversi muscoli, ma noi oggi ci concentreremo sul muscolo estensore comune delle dita, che origina dall’epicondilo laterale dell’omero e si inserisce con i suoi 4 tendini su II, III, IV e V dito.

Ogni tendine a sua volta si divide a livello della I falange:

bandelletta centrale: che si inserisce sulla base della II falange.

bandellette laterali: che passano al di sopra della II falange e si riuniscono per inserirsi sulla III falange.

Questo muscolo permette l’estensione dell’articolazione metacarpo-falangea e con un’azione sinergica dei muscoli lombricali e interossei permette l’estensione dell’articolazione interfalangea prossimale.

CHE COS’ È LA LESIONE BOUTONNIERÈ?

La lesione boutonnierè, detta anche deformità ad asola, è una problematica complessa poiché sono coinvolte le bandellette del tendine estensore delle dita.

La deformità si crea dopo la lesione della bandelletta centrale, questa comporta uno scivolamento delle bandellette laterali oltre il centro di rotazione, comportandosi appunto come un’asola, così si apriranno ed andranno a creare un effetto di flessione.

La deformità infatti è caratterizzata da:

  • Flessione dell’articolazione interfalangea prossimale: causata dalla trazione del muscolo flessore superficiale che non è più contrastato dall’estensore.
  • Iperestensione dell’articolazione interfalangea distale: causata dalla maggiore trazione dell’estensore sulla III falange e per la volarizzazione delle bandellette laterali causate dall’azione del legamento reticolare.

CAUSE

Il meccanismo lesivo può variare:

TRAUMATICO: causato da una flessione forzata della interfalangea prossimale a dito esteso (spesso avviene nel basket o nel volley). Fondamentale fare una diagnosi differenziale con il Mallet finger, che ha lo stesso meccanismo lesivo ma il trauma avviene a livello dell’articolazione interfalangea distale.

LESIONE DA TAGLIO: che complisce il tendine estensore al livello della I o II falange.

ARTROSI IDIOPATICA O ARTRITE REUMATOIDE: dove l’infiammazione va ad erodere osso e strutture adiacenti ad esso.

 

DIAGNOSI

La diagnosi di questa patologia può essere fatta tramite osservazione e test clinici eseguiti dallo specialista.

Ad esempio prova ad eseguire questo semplice test per farti un’idea:

Posiziona la parte laterale del dito che vuoi valutare su una superficie piana, successivamente effettua una flessione di 90 gradi dell’articolazione interfalangea-prossimale (così da escludere il coinvolgimento delle bandellette laterali). Da questa posizione prova a estendere attivamente il dito, se non riesci potrebbe esserci una lesione del tendine estensore.

La diagnosi clinica deve essere poi confermata da esami diagnostici strumentali, in questo caso il gold standard è l’ecografia.

TRATTAMENTO

Il trattamento può essere:

CONSERVATIVO: in caso di lesioni chiuse

CHIRURGICO: lesione aperte (come lesioni da taglio) o resistenti al trattamento conservativo

 

Il trattamento CONSERVATIVO, è la prima scelta di trattamento per le lesioni chiuse, e secondo la letteratura scientifica, un percorso di fisioterapia abbinato ad un confezionamento di tutore termoplastico risulta essere in grado di risolvere il problema senza ricorrere al trattamento chirurgico.

Il tutore confezionato su misura ed eseguito dallo specialista, andrà a bloccare le articolazioni interfalangea prossimale e metacarpo falangea, questo tutore deve essere utilizzato giorno e notte per 6 settimane, periodo in cui sarà associata fisioterapia manuale e l’utilizzo di terapie fisiche strumentali per prevenire rigidità e ridurre infiammazione.

  • Tra le 6-8 settimane il paziente potrà iniziare a togliere in maniera autonoma il tutore durante il giorno per eseguire esercizi prima di estensione e poi di graduale flessione.
  • Tra la 8-10 settimana si eseguiranno esercizi di rinforzo e lo splint sarà tenuto solo la notte.
  • Dopo la 10 settimana, sarà finito lo svezzamento da tutore e potrà essere abbandonato definitivamente.

Come esempio ti mostro i risultati di un nostro paziente con Boutonnierè.

Questa foto è della prima seduta.

In prima seduta abbiamo confezionato un tutore termoplastico fatto su misura per il nostro paziente.

Questi i risultati dopo 5 settimane di tutore, deformità ridotta drasticamente e miglioramento del movimento attivo, ovviamene oltre l’utilizzo del tutore abbiamo associato delle sedute individuali di terapia manuale.

 

Per quanto riguarda il trattamento CHIRURGICO, viene eseguito lo stesso tutore ma viene tenuto fisso per le prime 4 settimane.

Tra le 5-6 settimane si iniziano ad eseguire esercizi di rinforzo dei muscoli estensori.

Tra la 6-7 settimane vengono aggiunti in maniera graduale esercizi di flessione.

Dopo le 8 settimane esercizi di rinforzo e poi verrà gradualmente rimosso il tutore.

ATTENZIONE queste sono tempistiche indicative, sarà poi compito dello specialista effettuare un programma specifico e mirato che andrà a variare in base al paziente, al tipo di lesione ed eventualmente al tipo di intervento chirurgico eseguito dall’ortopedico.

CONCLUSIONI

Malgrado la complessità anatomica e della patologia, nella maggior parte dei casi affidandoti a personale competente e specializzato è possibile ottenere buoni risultati in tempi abbastanza brevi e ricominciare la vita di tutti i giorni sia a livello lavorativo che sportivo!

Perciò mi raccomando, se ti sei rivisto nell’articolo non perdere tempo e contattaci, il nostro studio è situato nel quartiere Flaminio, ti aspettiamo!

 

 

 

 

Articolo scritto da:

Dr. Simone Esposito Amendola

Fisioterapista

Specialista nella riabilitazione della mano

Coideatore del percorso MANO360

Collaboratore presso il centro CREOMED