LESIONE DEL TENDINE D’ACHILLE

È il tendine più grande e forte del nostro corpo, la sua funzione è quella di trasmettere le forze di contrazione generate dal polpaccio al calcagno, favorendo l’articolarità del piede e quindi la deambulazione.

L’ inserzione è sul calcagno ed è comune per 2 muscoli che si trovano sul polpaccio:

  • Soleo
  • Gastrocnemio

MECCANISMO LESIONALE:

Nonostante sia un tendine adatto a ricevere numerose sollecitazioni durante il movimento del piede e della gamba, se sottoposto ad uno sforzo eccessivo può lacerarsi e rompersi, come accade specialmente nei soggetti sportivi.

L’infortunio si verifica generalmente in seguito ad un evento traumatico, che può essere diretto o indiretto. Purtroppo ci si può far male anche da soli, a causa di un movimento veloce che mette sotto stress in maniera eccessiva il tendine, il quale cede non riuscendo a sostenere il carico richiesto in quel momento.

Le persone che praticano sport dove sono presenti cambi di direzione, salti o corsa, come il calcio, il basket, la pallavolo hanno un’incidenza maggiore per questo tipo di infortunio.

Sono presenti dei fattori di rischio modificabili che dobbiamo tener presenti, come:

  • Uso di farmaci cortisonici
  • Alterazioni metaboliche, come il diabete o alti livelli di colesterolo nel sangue, in grado di causare un indebolimento delle fibre corporee
  • Aumento improvviso dell’attività fisica
  • Tendinopatie achillee non curate nella maniera più adeguata

SINTOMI:

La prima sensazione che potremmo provare durante l’infortunio è come uno “schiocco” o una frustata a livello del calcagno.

I sintomi successivi più comuni che si verificano invece  sono:

  • Dolore acuto nella regione del calcagno e del polpaccio
  • Incapacità di muovere il piede verso il basso
  • Gonfiore ed arrossamento nella zona del calcagno
  • Impossibilità di alzarsi sulla punta del piede infortunato

Un semplice Test che può essere effettuato per sospetta lesione al tendine d’Achille è il Thompson Test:

Il paziente è prono, si effettua una compressione del polpaccio su entrambi i lati, in condizioni normali il piede andrà in flessione plantare (verso il basso ), mentre in caso di rottura completa il piede non si muoverà.

DIAGNOSI:

Per quanto riguarda la diagnosi, che deve essere di ambito medico, la storia clinica e l’esame fisico saranno molto importanti, in quanto attraverso diverse manovre si può vedere se il tendine è lesionato.

Per avere ovviamente una conferma e valutare l’entità della lesione, se completa o parziale, si può effettuare una risonanza magnetica ( come Gold Standard ) o in alcuni casi un’ecografia.

TRATTAMENTO:

La scelta del trattamento deve basarsi sulle esigenze del paziente ed ovviamente sulla gravità dell’infortunio.

Solitamente il trattamento conservativo è consigliato alle persone più anziane, che non praticano sport e con una richiesta funzionale non elevata.

I pazienti più giovani con un’alta richiesta funzionale, con l’obiettivo di ritornare a praticare qualsiasi tipo di sport ed attività ricorrono alla chirurgia e quindi alla ricostruzione del tendine.

La fisioterapia, sia per chi opterà per un trattamento conservativo o chirurgico sarà fondamentale, ed avrà una durata di circa 4-6 mesi.

 IN COSA CONSISTE?

Sia il paziente che opterà per il trattamento conservativo che per il trattamento chirurgico, per le prime 4-5 settimane dovrà mantenere un tutore rigido, così da proteggere il tendine ed i tessuti circostanti.

SOFFERMANDOCI SUL POST OPERATORIO

Il programma fisioterapico può essere impostato anche passate le prime 2 settimane dall’operazione, così da iniziare fin da subito delle leggere mobilizzazioni del piede ed aiutare il paziente con delle terapie antalgiche, per alleviare il dolore.

In questa fase possono essere svolti anche degli esercizi cardio-vascolari per gli arti superiori o per il tronco, così da andare a stimolare il rilascio di endorfine nel corpo.

Superata la prima fase post-operatoria, si potrà iniziare una fisioterapia più attiva, andando progressivamente a ripristinare il ROM articolare della caviglia, a stimolare la contrazione dei muscoli del polpaccio con un leggero carico e dei semplici esercizi di stretching.

La progressione andrà di pari passo con la sintomatologia clinica del paziente, andando ad aumentare sempre di più il carico sul tendine ed a svolgere esercizi più complessi, fino al ripristino della totale funzionalità. L’obiettivo sarà quello di riportare il paziente a praticare sport e tutte le attività precedenti all’infortunio.

Articolo scritto da:

Dott. Alberto Guasticchi

Fisioterapista

Specialista nella riabilitazione di piede e caviglia

Collaboratore presso CREOMED