LA FASCITE PLANTARE E IL SUO TRATTAMENTO

  • Il dolore nella parte interna del tallone
  • Dolore che si irradia lungo tutto il piede
  • Difficoltà a percorrere grandi distanze a piedi
  • Dolore che tende a peggiorare al mattino o dopo un periodo di riposo

 

Sono sintomi comuni nei pazienti che presentano una FASCITE PLANTARE

Se anche te ne soffri, non preoccuparti, la maggior parte sceglie di cominciare un percorso di cura conservativo; questo risulta efficace nel 70-80% dei casi con importanti riduzioni del dolore (Tong et al., 2010; Monteagudo et al 2013; Lee et al., 2012; Crawford et al., 2003)

Come sempre prima di addentrarci nella descrizione del problema specifico è di dovere un piccolo accenno di anatomia per rendere più comprensibile l’intero articolo.

CENNI DI ANATOMIA:

La fascia plantare è costituita da tessuto connettivo che origina a livello del periostio del tubercolo calcaneare mediale ( parte interna del tallone ) e si inserisce sui tendini dell’avampiede e delle falangi prossimali.

La sua funzione è quella di dare sostegno dell’arco plantare e di assorbire le forze a livello del piede durante il cammino o la corsa. La fascia ha inoltre la capacità di trasmettere la forza del tricipite surale al piede, grazie alla connessione con il tendine d’Achille.

MECCANISMO DI LESIONE:

Per anni si è pensato che la causa fosse di origine infiammatoria, ma recenti studi hanno osservato che la causa primaria è di origine meccanica; la fascia plantare subisce un fenomeno degenerativo primariamente dovuto a microtraumi ripetitivi che solo successivamente portano a una reazione infiammatoria, quindi il processo infiammatorio non è alla base della patogenesi

La fascia plantare subisce cambiamenti strutturali nella zona di inserzione prossimale sul calcagno dove vengono spesso riscontrati ispessimento e degenerazione del tessuto.

 

<< È la causa principale di dolore al piede negli adulti, con una incidenza maggiore nelle donne tra i 40 e i 60 anni di età >>.

 

L’eziologia non è ancora ben nota, ma si ritiene che sia multifattoriale.

Sono stati individuati però dei fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza di questa patologia:

  • Età: Il picco di incidenza è tra i 45 ei 65 anni
  • Peso corporeo: I pazienti in sovrappeso o obesi hanno una probabilità maggiore di 1,4 volte di soffrire di fascite plantare cronica.
  • Sesso: Le donne hanno un’incidenza maggiore.
  • Stile di vita/occupazione: La corsa ricreativa, le attività militari e la danza sono risultate correlate alla fascite plantare. È stata riscontrata anche un’associazione significativa tra la fascite plantare e il tempo trascorso in piedi al lavoro, ma non sono presenti dati sul tempo di esposizione o il tipo di occupazione.
  • Disfunzione biomeccanica: Le deformità di piede e caviglia, come una eccessiva pronazione o morfologia a piede piatto oppure con piede cavo, la presenza di alluce valgo, una contrattura patologia del tendine d’Achille o del muscolo gastrocnemio (piede equino) possono essere le cause sottostanti la fascite plantare recidivante.

SINTOMI E PRESENTAZIONE CLINICA:

La maggior parte dei pazienti con la fascite plantare presenta dolore al tallone, la localizzazione è tipica sulla tuberosità calcaneare mediale e può irradiarsi longitudinalmente nell’arco mediale del piede.

Il dolore tende a peggiorare al mattino o dopo un periodo di riposo, con il massimo disagio riportato durante i primissimi passi (start-up pain) ma con un miglioramento progressivo durante la prosecuzione del cammino (Thing et al., 2012). Di solito peggiora a fine giornata, con lo sport e le attività di impatto come la corsa, ostacolandone il corretto svolgimento (Barouk et al., 2012).

 

Un test per la valutazione del dolore da fascite plantare è quello che prevede una digitopressione sul calcagno mediale (in corrispondenza del primo dito) con una concomitante flessione dorsale del pollice: tutto ciò stresserà la fascia plantare con la comparsa dei sintomi.

DIAGNOSI:

La diagnosi di fascite plantare è spesso clinica, ma l’imaging può confermarla o escludere altre cause di dolore al tallone.

Le radiografie possono escludere ad esempio lesioni ossee, fratture da stress e sperone calcaneare.

La risonanza magnetica è un esame di primo livello e mostra con maggiore chiarezza l’ispessimento della fascia plantare, la tendinopatia, lesioni varie e generalmente tutta l’anatomia con maggiore dettaglio.

L’ecografia è un altro strumento diagnostico, relativamente economico, che può escludere alcune cause di dolore al tallone come la fibromatosi plantare e xantomi plantari (depositi di grasso) e possono aiutare nella diagnosi stabilendo lo spessore della fascia (ispessita in questi casi ) e la presenza di lesioni nella stessa.

 

TRATTAMENTO:

La strategia di trattamento è sempre di tipo multimodale.

Dopo aver effettuato un’attenta visita fisioterapica ed aver individuato quelli che sono i fattori di rischio modificabili, è importante educare il paziente riguardo la gestione del dolore ed il proprio stile di vita, se necessario.

L’obiettivo nella fase iniziale del trattamento è quello di diminuire il dolore attraverso:

  • Terapie fisiche: Tecarterapia, Ultrasuoni, Laserterapia, Onde d’urto
  • Terapia manuale
  • Bendaggi funzionali, Taping
  • Plantari
  • Splints notturni
  • Iniezioni di corticosteroidi (se necessario)

 

Successivamente il piano terapeutico prevede la guarigione dei tessuti molli andando a ripristinare il ROM articolare, aumentare la flessibilità del piede e correggere eventuali anomalie biomeccaniche.

Molto importante sarà l’utilizzo dell’esercizio terapeutico, così da indirizzare il paziente verso un corretto ricondizionamento. In questa fase saranno insegnate anche delle strategie di auto-trattamento da svolgere a casa ed avere dei risultati anche nel medio-lungo periodo.

CONCLUSIONE:

  • NON TRASCURARE I SINTOMI
  • NON TENTARE DI PORRE RIMEDIO CON I FARMACI
  • UNA DIAGNOSI REPENTINA E UN TRATTAMENTO SPECIFICO SONO FONDAMENTALI PER LA GUARIGIONE

Articolo scritto da:

Dott. Alberto Guasticchi

Fisioterapista

Specialista nella riabilitazione di piede e caviglia

Collaboratore presso CREOMED