CASO MARQUEZ: DISASTRO ANNUNCIATO? LE VERITÀ NASCOSTE…

L’otto volte campione del mondo tornerà al 100%?

Solo sfortuna o si poteva evitare tutto questo?

Sono stati commessi errori e di chi è la colpa?

 

A pochi giorni dal terzo intervento chirurgico al braccio del fenomeno otto volte campione del mondo, in molti mi stanno facendo queste domande. Premesso che solo i diretti interessati possono sapere come sono andate veramente le cose, in questo articolo cercherò di dare una risposta basata sulle conoscenze mediche e riabilitative analizzando i vari lati oscuri di questa assurda vicenda.

Chi mi conosce sa che oltre ad essere un fisioterapista ed osteopata che da oltre 15 anni si occupa di riabilitazione di spalla, sono un motociclista e appassionato del mondo delle corse.

È vero che i piloti ci hanno abituato a dei recuperi velocissimi, ma sono pur sempre esseri umani e in quanto tali le leggi della biologia valgono anche per loro. I loro recuperi lampo sono frutto del coraggio ma soprattutto di un corretto trattamento medico e riabilitativo. È vero, a volte ci prendiamo dei rischi ma sempre molto calcolati. Agli occhi dei non addetti ai lavori possono sembrare dei veri e propri miracoli, ma vi assicuro che così non è, dietro c’è sempre un’equipe di altissimo livello.

Ripercorrendo i vari passaggi della triste storia, analizzeremo le varie scelte azzardate e non, che potrebbero aver portato a tutto questo.

 

Tutto inizia il 19 luglio quando Marc cade a Jerez fratturandosi l’omero dx.

 

Il 21 luglio viene operato a Barcellona dal dott. Mir che ripara la frattura con una placca e 12 viti.

Il 24 luglio a 5 giorni dalla frattura e a soli 3 dall’intervento, in mondovisione e sotto gli occhi increduli di tutti supera le visite mediche effettuando una serie di piegamenti sulle braccia, ricevendo così l’autorizzazione a correre.

A questo punto fermiamoci un attimo e analizziamo questi primi passaggi cruciali!

 

PRIMO DUBBIO, LA SCELTA CHIRURGICA: “PERCHÈ PLACCA E VITI E NON UN CHIODO ENDOMIDOLLARE?”

 

Quando si presenta al chirurgo ortopedico una frattura del genere, il chirurgo ha 4 possibilità:

 

  1. Trattamento conservativo: si fa un bendaggio alla Desault, ossia si fascia il braccio al corpo. Questa scelta si fa quando la frattura è composta e/o quando è preferibile non operare il paziente, per esempio paziente anziano o con altre patologie gravi. Questa soluzione prevede un tempo di guarigione molto lungo e spesso può portare a rigidità di spalla. Quindi direi che questa ovviamente non era la soluzione adatta.

 

  1. Fissatore esterno: questo consiste in un telaio esterno e dei fili d’acciaio che entrano nel braccio che permettono di tenere parzialmente fermi e vicini i monconi ossei affinché lentamente guariscano. Questa scelta si fa quando si ha una frattura esposta (l’osso è uscito dalla pelle), quando c’è un’infezione o quando non è possibile utilizzare placche, viti o chiodo endomidollare. Questo mezzo di sintesi non permetterebbe di dare carico precoce al braccio, quindi questa scelta è stata giustamente scartata nel primo intervento.
  1. Chiodo endomidollare: è un chiodo metallico che viene infilato dentro l’osso e poi viene bloccato con delle viti sopra e sotto. Questo mezzo di sintesi per esempio viene utilizzato per le fratture di femore e permette anche alle persone più anziane con osteoporosi di alzarsi dal letto, dare il carico e camminare già 2 giorni dopo l’intervento. Immaginiamo quanto l’osso della coscia assomigli a quello del braccio. Questa affermazione già ci fa capire quanto sia stabile e quanto carico può sopportare un chiodo endomidollare. A parer mio e non solo, questa poteva essere la scelta più giusta e sicura per il braccio di un pilota di moto che si vuole far risalire in moto 5 giorni dopo.
  1. Placca e viti: la placca è una staffa metallica preforata che si appoggia esternamente all’osso al quale viene fissata utilizzando delle viti. Questa è la prima scelta per esempio per quelle fratture che coinvolgono l’articolazione come per le fratture di malleolo peroneale e della testa dell’omero, poiché non è possibile inserirci dei chiodi. Ma non è il caso del campione spagnolo, la sua frattura è a metà dell’omero e non coinvolge l’articolazione, questo la rende meno grave e più facile da recuperare dal punto di vista riabilitativo. Il peso e le forze di taglio potrebbero danneggiare le viti o la placca stessa che è stata progettata per tenere fermi e vicini i frammenti ossei ma non per sopportare il carico, tant’è che ai pazienti con frattura di caviglia facciamo utilizzare i bastoni canadesi per un mese senza appoggiare il peso. Immaginate quanti kg arrivano sulle braccia di un pilota di motogp quando frena a oltre 300 km/h?

A questo punto anche i meno esperti si staranno chiedendo…

 

PERCHE’ IL DOTT. MIR HA SCELTO LA PLACCA SE IL CHIODO ENDOMIDOLLARE SAREBBE STATO PIU’ STABILE E SICURO?

 

Questo lo sa’ con certezza solo lui, ma me lo sono chiesto pure io e ho fatto delle ipotesi sulle basi della mia esperienza e della mia conoscenza da umile fisioterapista che ha trascorso ore e ore sui libri, trattato centinaia di pazienti e speso tanto tempo in sala operatoria al fianco dei maggiori esperti di chirurgia di spalla.

Ora ti dirò la prima cosa che forse non sai… Quando ci si procura una frattura del genere, il rischio maggiore non è per l’osso ma per il nervo! In questo caso il nervo radiale che passa molto vicino alla sede della frattura e che potrebbe rimanere danneggiato durante il trauma, quindi la prima cosa da fare è eseguire dei semplici test clinici neurologici che valutano forza e sensibilità della mano. Se viene trascurato questo passaggio si rischia che una volta riparata la frattura il paziente non muova più correttamente la mano e questo è uguale sia se sei il pilota più forte di tutti i tempi, sia se sei l’impiegato che va a lavoro con lo scooter. La positività dei test ipotizzerebbe un danno al nervo radiale, quindi l’impossibilità di estendere attivamente il polso e le dita (immaginate quanto sia grave per un pilota di moto che con quel polso destro gira la manopola del gas!!). Questo danno neurologico renderebbe necessario un accesso chirurgico che permetta di riparare il nervo lesionato, dopo di che ci si aspetterebbe un recupero dello stesso non prima di sei mesi.

 

LA PRIMA COSA CHE MI SONO DETTO: “Marc aveva avuto un danno al nervo e il dottore ha dovuto preoccuparsi prima di quello, di conseguenza avendo dovuto fare un ampio taglio e arrivare fino all’osso per esplorare il nervo ha scelto a quel punto di posizionare placca e viti”.

Questo mio pensiero che giustificava la scelta è stato smentito dal dottore stesso che ha affermato in una intervista ufficiale che Marquez non aveva deficit neurologici prima dell’intervento e dal fatto che solo 5 giorni dopo il campione spagnolo era in grado di accelerare e frenare normalmente, quindi il nervo è salvo per fortuna!

 

LA SECONDA COSA CHE MI SONO DETTO: “il dott. Mir potrebbe aver preferito non toccare la spalla, perchè l’otto volte campione del mondo era appena venuto fuori da una complessa riabilitazione a seguito dell’intervento di Latarjet subito lo scorso inverno (intervento per la lussazione di spalla)”. 

Ricordiamo che solitamente il chiodo endomidollare si inserisce dalla testa dell’omero (da sopra), quindi questo accesso avrebbe potuto dare fastidio alla spalla. Anche questa ipotesi smentita, poiché un chirurgo esperto come il Dott. Mir può inserire lo stesso chiodo da sotto (dal gomito) senza toccare l’articolazione appena guarita.

 

A questo punto mi viene da dire che è stata semplicemente una SCELTA FILOSOFICA, di SCUOLA DI PENSIERO!!

La “AO Trauma foundation” ha ritenuto la scelta del dott. Mir una scelta giusta.

Secondo il mitico Claudio Costa, no. Lui l’aveva detto subito: “…per accelerare i tempi di recupero bisognava intervenire con un chiodo endomidollare, non con una placca. […] Avrei consigliato di rischiare un po’ e di mettere un chiodo, per fare un impianto più affidabile dal punto di vista della traumatologia motociclistica. Probabilmente, hanno pensato che con una placca più grande e più viti, l’impianto potesse tenere; me lo auguro. Il chiodo, probabilmente, viene tenuto come emergenza in caso di malaugurata sfortuna”.

Anche se sono molto appassionato di chirurgia di spalla, poiché penso che un ottimo fisioterapista specialista debba conoscere perfettamente su cosa mette le mani per garantire al paziente il massimo della sicurezza e del risultato, io non sono un chirurgo ma non ho problemi a dire quello che penso soprattutto se supportato da un razionale e da un ragionamento clinico… NON SONO CHIACCHIERE DA BAR DEI MOTOCICLISTI!!!

 

A questo punto finisco di sbilanciarmi e dico la mia anche sulla riuscita dell’intervento, tanto rimane un parere!

 

Se la scelta doveva per forza essere placca e viti nel braccio di un pilota di motogp, e non uno qualunque ma un otto volte campione del mondo, avrebbe potuto almeno scegliere di mettere una placca più grande da 45 e non da 35, come si può dedurre dalle foto delle radiografie pubblicate sul profilo instagram dallo stesso Marquez. La placca più grande gli avrebbe permesso di avere più fori e quindi di utilizzare più viti e rendere la frattura più stabile anche se probabilmente si sarebbe rotta lo stesso con un carico così precoce. Avrebbe potuto anche aggiungere una placchetta dal lato opposto, così da chiudere a “panino” l’osso, come si fa per esempio in alcune fratture di piatto tibiale. Se poi vogliamo entrare ancora di più nello specifico, la placca doveva essere perfettamente adesa all’osso, cosa che non è avvenuta, almeno da quello che abbiamo potuto vedere dall’immagine postata sul web dallo stesso Marquez.

Io non voglio credere che a quel livello nessuno abbia fatto queste considerazioni, per questo motivo dopo una scelta chirurgica del genere non si doveva dare un carico del genere! Doveva essere vietato il carico sul braccio, vietato fare piegamenti, vietato fare pesi e tanto meno guidare una moto! Nel titolo parlo di DISASTRO ANNUNCIATO perché era prevedibile che sarebbe accaduto, anzi Marc e gli altri piloti si devono reputare fortunati che non sia accaduto in gara, POTEVA DIVENTARE FATALE!

“Trovo assurdo che una commissione medica gli abbia dato il consenso a salire su una moto da oltre 250 cv ed entrare in pista per 28 giri, mettendo a repentaglio la sua incolumità e quella dei sui colleghi!”

 

Alcuni mi hanno chiesto: “Simone, è possibile che la placca si sia rotta veramente aprendo una finestra?” Assolutamente si, questa potrebbe essere una delle poche verità. Si è rotta con un semplice gesto perché era stata stressata e intaccata precedentemente con carichi che non dovevano assolutamente essere concessi! Quando e come si sia rotta non cambia il risultato.

OK IL DANNO È FATTO ORA SI DEVE RIMEDIARE! E INVECE…

 

Il 3 Agosto torna sotto i ferri e io dentro di me ho pensato: “adesso si decideranno, come aveva ipotizzato anche l’esperto dott. Costa, a mettere il chiodo endomidollare e finalmente rivedremo Marc in sella prima della fine del campionato”…  Ma il dottore decide di sostituire la placca con un’altra placca, utilizza gli stessi fori, probabilmente usando delle viti più grandi. Tutti si dicono soddisfatti dell’intervento, ma più avanti capiremo che probabilmente anche qui sono stati commessi degli errori. Si decide di tenerlo fuori per 6 mesi e di precedere con una lenta riabilitazione che prevede dei carichi lenti e progressivi guidati solo dalla guarigione della frattura.

Ci rendiamo conto che siamo passati da un recupero di 5 giorni a 6 mesi di prognosi con la stessa placca? Questo già ci dice quanto sbagliata sia stata la prima scelta.

VABBÈ STAGIONE ANDATA!

A inizio ottobre si inizia a vociferare che le cose non vanno bene, che la frattura non consolida, Marc viene immortalato con un vistoso tutore protettivo, qualcosa non sta andando come dovrebbe… viene sottoposto ad un ciclo di onde d’urto che non danno alcun effetto (le onde d’urto a volte si utilizzano per stimolare l’osso che non consolida).

 

Le voci erano fondate, tant’è che il 3 dicembre viene sottoposto al terzo intervento chirurgico dove viene effettuato un innesto osseo prelevato dal bacino, per una pseudoartrosi infetta, ossia la frattura non si è consolidata a causa di una infezione. Questo pezzettino di osso ha lo scopo di stimolare i due monconi ossei a formare il callo osseo.

 

È QUESTA LA VERITA’? SOLO SFORTUNA O ALTRO DISASTRO ANNUNCIATO?

 

Nel comunicato ufficiale si legge che Marquez è stato rioperato per una pseudoartrosi infetta, questo è quantomeno incongruente. Sicuramente la frattura non si è consolidata, ma di certo non per una infezione. La mia ipotesi è che la frattura non abbia consolidato per il semplice fatto che i frammenti liberi, che erano stati precedentemente fissati con delle viti si siano riassorbiti lasciando uno spazio eccessivo tra i due monconi.

È questo l’unico motivo che giustificherebbe l’innesto osseo, che però a questo punto sarebbe stato il caso di fare il 5 agosto durante il secondo intervento. Altro motivo per cui non è ipotizzabile un’infezione è che se ci fosse veramente non sarebbe stato possibile fare l’innesto. Il chirurgo avrebbe dovuto aprire, togliere tutte le placche e le viti, pulire tutto e installare un fissatore esterno ed aspettare successivamente la completa guarigione spontanea somministrando nel frattempo massicce dosi di antibiotici. Inserire un innesto in un tessuto infetto rischierebbe di infettare l’innesto stesso e porterebbe ad un fallimento totale.

IO PER LA SALUTE DEL CAMPIONE SPAGNOLO SPERO VIVAMENTE DI AVERE RAGIONE!

Tornando alla prima domanda: “Marquez tornerà al 100%?”

Se ho ragione, non dobbiamo temere per lui, sarà una questione di tempo ma lo rivedremo in sella alla moto. Il braccio recupererà al 100% ma se le sue prestazioni ne risentiranno, solo il tempo, la pista e il cronometro ce lo diranno! Di sicuro il talento, il coraggio, la voglia e la motivazione non gli mancano!

In tutta questa storia non sappiamo se c’è un colpevole, ma sicuramente le cose dovevano andare diversamente! Forse la giovane età, il temperamento da supereroe, il coraggio da pilota hanno giocato un ruolo fondamentale, ma forse anche alcune scelte da parte dello staff sono criticabili!

 

TAKE HOME MESSAGE

  • SI POTEVA FARE UNA SINTESI PIU’ STABILE E SICURA SE SI VOLEVANO ACCELERARE I TEMPI
  • LA BIOLOGIA NON RICONOSCE LE DIFFERENZE TRA UN CAMPIONE E UNA PERSONA NORMALE
  • A VOLTE LO SPETTACOLO E LE PRESSIONI DEGLI SPONSOR POTREBBERO INDURRE A SCELTE AZZARDATE
  • ALLA FINE A PAGARE IL PREZZO PIÙ CARO È LA SALUTE DI UN RAGAZZO DI 27 ANNI

 

FORZA MM93 NON MOLLARE! Speriamo di rivederti al più presto in bagarre!

Articolo scritto da Dott.  Simone Bottomei

Fisioterapista e Osteopata